DAL 13 SETTEMBRE AL 26 OTTOBRE 2025
CINQUE NUOVI APPUNTAMENTI ESPOSITIVI
Inaugurazione: venerdì 12 settembre alle 18.30
Dal 13 settembre al 26 ottobre 2025 la Cavallerizza – Centro della Fotografia Italiana a Brescia ospita cinque nuove esposizioni dedicate a linguaggi, ricerche e sperimentazioni della fotografia contemporanea.
L’iniziativa “5 eventi”, che inaugura il 12 settembre alle ore 18.30 e rimane esposta fino al 26 ottobre 2025, intende offrire ai visitatori spunti di riflessione su differenti generi fotografici.
Partendo da Ci vuole un fisico bestiale, che, oltre a ricordare il cinquantesimo anniversario della vittoria dello scudetto da parte della squadra di Rugby di Brescia, porta testimonianza sull’uso della fotografia sportiva negli anni ’70 — con Cose ritrovate di Paolo Simonazzi viene invece offerto un genere di fotografie che indaga su alcuni particolari della quotidianità trasformandoli in testimonianza sociale. Barbara Zanon e Angelo Formato, pur distanti dal considerare “fotografia” le proprie opere in quanto frutto dell’intelligenza artificiale, propongono una produzione di immagini in cui creatività e senso della provocazione aprono dibattiti critici sull’uso di una tecnica destinata a ridefinire il mondo della comunicazione. Infine, Maciejka Art con Hoja Santa attraversa confini geografici, culturali e interiori: un lavoro in cui alterna scatti in bianco e nero a interventi grafici e collage, nati dall’incontro con la comunità afrodiscendente della Costa Chica in Messico, per esplorare la femminilità come luogo di memoria, guarigione e resistenza.

LE MOSTRE
Un tuffo negli anni ’70 per celebrare i cinquant’anni dallo storico scudetto della squadra di Rugby di Brescia, a cura di Renato Corsini e Beppe Vigasio. La mostra propone immagini che restituiscono il fervore sportivo e sociale dell’epoca, quando la fotografia non era solo cronaca, ma anche testimonianza e racconto collettivo. Scatti che parlano di passione, sacrificio e comunità, ricordando come lo sport sia stato, e continui a essere, parte integrante dell’identità culturale di Brescia.

© Giornale di Brescia
A questo racconto collettivo si affianca quello più intimo e poetico di Paolo Simonazzi. Un racconto fotografico che intreccia memoria, identità e immaginazione. Con Cose ritrovate, a cura di Denis Curti, Paolo Simonazzi ci accompagna tra personaggi, oggetti e storie della tradizione padana, rievocando atmosfere che sembrano sospese tra il reale e il surreale. Burattinai, artigiani, clown e visionari aprono le porte dei loro mondi eccentrici, popolati da oggetti conservati come reliquie e memorie da custodire.
Le immagini restituiscono un universo lirico e ironico che rivela quanto la quotidianità più minuta possa trasformarsi in memoria collettiva e in testimonianza culturale. Simonazzi cattura ciò che appare marginale per restituirgli centralità e valore simbolico.
Nato a Reggio Emilia nel 1961, Simonazzi è fotografo e medico. Ha realizzato numerosi progetti espositivi tra cui Tra la Via Emilia e il West (MAMbo, 2007), Mondo Piccolo e Bell’Italia, presentati in Italia e all’estero. La sua ricerca, legata ai territori e alle comunità dell’Emilia-Romagna, esplora la quotidianità con sguardo poetico e onirico.

©Paolo Simonazzi, Correggio, Reggio Emilia, 2013
Il tema della memoria continua, ma si apre a un confronto inedito con la tecnologia. La memoria familiare incontra l’intelligenza artificiale. In Temporal Misunderstanding, a cura di Margherita Magino e Carolina Zani, Barbara Zanon parte dalle fotografie d’archivio del nonno, realizzate nella Venezia degli anni Venti e Trenta, per farle dialogare con paesaggi generati digitalmente. Ne nascono immagini sospese tra ricordo e immaginazione, che sollevano interrogativi sul ruolo della fotografia e sulla fragilità stessa della memoria. Il progetto mette a confronto due forme di sguardo radicalmente diverse: quello intimo e affettivo di un archivio personale e quello impersonale, privo di storia, della macchina. Da questa tensione nasce un percorso suggestivo che invita a riflettere sul valore della fotografia oggi, tra documento, invenzione e reinvenzione del reale. Nata a Venezia nel 1979, Barbara Zanon è fotografa e autrice. I suoi lavori sono stati pubblicati su testate internazionali come The New York Times, The Guardian, Le Monde e Vogue. Collabora con Getty Images, è iscritta a Women Photograph e è stata insignita di numerosi premi internazionali. Ha esposto in Europa e negli Stati Uniti, approfondendo negli ultimi anni il rapporto tra fotografia, etica e intelligenza artificiale.

©Barbara Zanon, Volando, 2025
Sempre attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale, ma con uno sguardo fortemente iconografico e provocatorio, interviene anche Angelo Formato.
Un universo sacro e queer dove religione e cultura pop si fondono. Con WHAT IF, a cura di Margherita Magino e Carolina Zani, l’artista rilegge i codici della spiritualità cattolica attraverso l’intelligenza artificiale, immaginando rituali inclusivi e visionari. Oro, azzurro e bianco incontrano dettagli contemporanei e provocatori, trasformando Napoli in palcoscenico di un’estetica potente e liberatoria. La serie si muove tra sacro e profano, citando l’iconografia papale ma anche l’immaginario popolare e sportivo. La spiritualità non è più appannaggio delle istituzioni, ma diventa esperienza aperta, fluida, accessibile a corpi e identità che la tradizione ha tenuto ai margini. Un lavoro che, con forza visiva, trasforma la provocazione in possibilità di liberazione.
Formato è un visual artist che lavora tra fotografia, art direction e AI. Ha collaborato con riviste come Vogue, Elle e National Geographic, ed è stato finalista e vincitore in diversi premi internazionali, tra cui Photo Vogue Festival, Portrait of Britain e IPA. Le sue opere con immagini generate dall’intelligenza artificiale sono state esposte, tra gli altri, al MIA Photo Fair e MUDEC Photo.

©Angelo Formato
Infine, il percorso si chiude con una narrazione che attraversa confini geografici e culturali, firmata da Maciejka Art. Un viaggio visivo che intreccia culture, spiritualità e femminilità. Con Hoja Santa, a cura di Margherita Magino e Carolina Zani, Maciejka Alicja Art porta a Brescia un progetto nato in Messico e dedicato alle storie delle donne afrodiscendenti della Costa Chica. Fotografie, collage e pittura diventano mappe emotive che raccontano resilienza, memoria e rinascita, trasformando un simbolo della tradizione — la pianta hoja santa, conosciuta per le sue proprietà curative e rituali — in metafora universale di forza e guarigione. Il progetto non si limita a documentare, ma propone uno sguardo intimo e potente che attraversa geografie, generazioni e culture, mostrando come la femminilità sia al tempo stesso fragilità e resistenza, radice e trasformazione.
Maciejka Alicja Art, nata in Polonia nel 1983, è cresciuta in Italia e oggi vive in Messico. La sua ricerca spazia dalla fotografia documentaria al fine art, con sperimentazioni multimediali e progetti transculturali su femminilità, diversità e migrazione. Ha lavorato a lungo in America Latina, esposto in Europa e Sud America, e collaborato a progetti documentari come quello girato in Afghanistan per Emergency.
